“Incostituzionale”: si fa per dire!

Incostituzionale si fa per dire

Vizio di forma” o “vizio procedurale” e un Concorso Pubblico viene invalidato: ne consegue che un dipendente assunto da appena un anno perde il posto, a prescindere se nel frattempo avesse acquistato un’automobile a rate per raggiungere il posto di lavoro, se avesse contratto un mutuo per acquistare una casa, se si fosse sposato, se avesse avuto un figlio. E’ la Legge.

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La Consulta stabilisce che la Legge Elettorale con la quale da qualche legislatura si sta eleggendo il Parlamento -e di conseguenza si sono formati Governi ed è stato persino rieletto un Presidente della Repubblica-, è incostituzionale: per logica si dovrebbero dichiarare illegittimi gli eletti fino a quel momento, decadute tutte le cariche, si dovrebbe sciogliere il Parlamento e riandare a nuove elezioni con la precedente Legge Elettorale per poi ripresentarne una nuova -se proprio è necessaria- e tornare ancora una volta alle urne. Apriti cielo! Guai a dire che il Parlamento è illegittimo! Tutte le Istituzioni (all’interno del Parlamento, ovviamente) tuonano e inveiscono contro chi paventa una simile prospettiva issando bandiere di legittimità che sanno solo di ridicolo, soprattutto in relazione al fatto citato prima.
Ma siamo in Italia, il Paese dei balocchi, dove tutto è un gioco e tutto è concesso ai giocatori: peccato che a “giocare” siano sempre le stesse persone e che lo facciano a danno di tutto il Popolo Italiano! Questa volta l’Europa non interviene. Evidentemente sa bene -così come lo sanno tutti i Partiti- che venendo votati e scelti dai Cittadini e non più imposti dai Partiti, nella consapevolezza che andare contro il Popolo significherebbe non essere rieletti, non sarebbero disposti a cedere a qualsiasi ricatto o imposizione.
Ma è accettabile che proprio chi dovrebbe garantire l’uguaglianza usi due pesi e due misure a seconda delle situazioni e dei protagonisti?
L’Italia non è in grado di vivere la democrazia. Non quella reale. Non con questi uomini che la dovrebbero difendere. Non con questo Popolo che in nome della democrazia stessa accetta supino e inerme di concedersi al boia sul patibolo su cui viene fatto salire.

Pubblicato sul numero 41 della Rivista Bimestrale Klichè – Febbraio 2014

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