“Dictum sapienti sat est”.

Un’azienda “sta bene” e non è sull’orlo del fallimento quando riesce ad onorare tutti i suoi impegni, pagando gli operai, i fornitori, le banche e le tasse.
Un’azienda “sta bene” quando questi impegni li mantiene entro i termini pattuiti con i creditori (per la parte “privata”) ed entro i termini di Legge con lo Stato per quanto riguarda le tasse, i contributi e tutti gli annessi e connessi.
Un’azienda “sta bene” quando produce in modo “sano”, senza imbrogli e nel pieno rispetto delle regole e delle Leggi vigenti, utilizzando materiali di prima scelta e dando la più ampia garanzia di idoneità del prodotto ai propri clienti -utilizzatori finali o consumatori che si vogliano chiamare-.
Un’azienda “sta bene” quando la sua “clientela” non lamenta “pecche” nei prodotti, nei tempi di consegna e nel comportamento dei suoi titolari ed amministratori.
Un’azienda “sta bene” quando i “fornitori” non sono il frutto di scelte “obbligate” da associazioni mafiose, da società massoniche o da questo o quel personaggio politico del momento o -non meno importante e grave- da “amicizie” della propria “cerchia” (i compari di merenda).
Un’azienda “sta bene” quando la proprietà e i suoi amministratori possono camminare “a testa alta”, ma non per “altezzosità” o per “autonomine” ad imperatori di un regno, bensì per il loro distinguersi per comportamenti professionali, umani e corretti.
Un’azienda “sta bene” quando è presa come “modello” da imitare per un insieme di cose, non tutte necessariamente legate all’attività che svolge.
Un’azienda “sta bene” quando non ha necessità di “nascondere” nulla agli occhi dei “controllori”, ma anche a quelli della pubblica opinione.
Un’azienda “sta bene” quando ha il coraggio di non nascondere le sue eventuali difficoltà e di chiedere ed accettare l’aiuto necessario per superarle.
Un’azienda “sta bene” quando tutta la compagine cui rivolge la propria attività, nessun settore escluso, è soddisfatta del suo operato, e tutta la sua “macchina” organizzativa e produttiva sa essere attenta e immediatamente risolutiva là dove anche un solo cliente, un solo fornitore, possa mostrare un risentimento per qualcosa che non va.
Così è fatta e opera un’azienda che “sta bene”, che è “sana”, che gode del pieno consenso dell’opinione pubblica: non basta dirlo con le parole, insomma, occorre dimostrarlo con i fatti, senza “barare” e senza sottovalutare le possibili critiche di chi vede “con altri occhi”, e senza meravigliarsi ed offendersi  per i “sospetti” legittimi di chi non trova corrispondenza “tra il dire ed il fare”,  “tra il detto ed il fatto”.
Dictum sapienti sat est” (Plauto – Persa, IV,7, 729).

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