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“[…] In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario. […]”. E’ una piccola parte del giuramento di Ippocrate a cui dai tempi più remoti i medici ispirano (o dovrebbero ispirare) la propria missione. Una missione nobile quanto difficile, delicata per il corpo e per lo spirito di chi ad essi si rivolgono per avere le giuste cure alle malattie del corpo e della psiche. Una missione che su molti medici ha subìto il fascino negativo del denaro e del potere e che li ha trasformati in semplici impiegati delle Asl, spesso infedeli persino al loro stesso datore di lavoro, oltre che a quel giuramento.
Quei medici diventano introvabili oltre l’orario di lavoro, completamente fantasmi nei fine settimana e sfuggevoli, stranamente sempre impegnatissimi, durante i giorni feriali se con urgenza viene richiesta la loro presenza a casa. E questo soprattutto se la persona che ne ha necessità non rientra nell’elenco dei suoi assistiti. Ma cos’è che li rende tanto insensibili allo stato d’animo dei congiunti di un malato che vivono con apprensione e paura un evento imprevisto? Per quale ragione inventano mille scuse per delegare ad altri l’intervento, e addirittura qualche medico condotto arriva ad inveire contro il malcapitato che si affaccia nello studio praticamente vuoto? Linguaggi poco consoni al ruolo, e poco opportuni nei confronti di un emissario “colpevole” solo di avere bussato e chiesto aiuto al primo medico che ha trovato nella sua ricerca in emergenza.
La deriva etica cui la società moderna è sottoposta passa attraverso tanti “tasselli” importanti ormai graffiati e imbruttiti dallo stress di tutti i giorni e dal dio denaro che ha reso arida ogni cosa. I valori morali sono stati sostituiti con valori economici, e difficilmente si tornerà indietro. Certo è che, per quanto riguarda la Sanità, bisognerebbe scegliere con più attenzione i medici, a cominciare da quelli di base, perché sono persone che si ritrovano ad avere in mano la vita di tante persone. Preparazione medica, innanzitutto, e preparazione nel rapporto con gli altri: è il minimo che si deve garantire ai Cittadini. E soprattutto, qualcuno dovrebbe spiegargli che un paziente prima si visita, e poi gli si prescrivono le medicine, perché per telefono non si può fare una diagnosi e si rischia di fare del male, invece che curare.
Articolo pubblicato su Klichè di Aprile 2014