Qua la mano: hai la mia parola!

Qua la mano

Hai la mia parola”. Una stretta di mano e via, con un semplice gesto e con quella piccola frase si sanciva un contratto di vendita, un accordo di lavoro, una promessa di aiuto o qualsiasi altro rapporto tra due persone. Non erano necessari Notai, pagine riempite di inchiostro, firme, caparre o altro. Tutto si basava su un semplice gesto e “la parola”, che era considerata “parola d’onore”. Sono state evitate guerre, sono stati ceduti interi patrimoni e chissà quali altre grandi cose, semplicemente con due mani che si sono strette e con quella frase talvolta nemmeno pronunciata, ma implicita nello sguardo di assenso all’accordo.
Oggi non siamo più nemmeno capaci di onorare una firma apposta davanti ad un Notaio, che si tratti di rapporti con estranei,  rapporti tra fratelli o con le banche. Abbiamo dimenticato quell’onore che distingueva un vero uomo da un “quaquaraquà”, così come il valore di quella stretta di mano che oggi si rivela falsa anche in molti casi in cui dovrebbe rappresentare un semplice gesto di saluto.
Ci sono pure casi in cui, però, non è giusto addossare le colpe alla persona che non riesce più a mantenere la parola data, perchè a sua volta potrebbe essere vittima di “parole” non mantenute da altri che lo hanno costretto a non poter più onorare la sua. Soprattutto in un momento di crisi economica così violenta, ci sono imprenditori che hanno difficoltà a pagare i fornitori o gli stessi operai -e figuriamoci le Banche e lo Stato- solo per il fatto che non riescono più a recuperare i crediti che vantano dai propri clienti. E magari, a loro volta, quei clienti possono essere imprenditori o semplici Cittadini che egualmente non ricevono più lo stipendio, non riescono a recuperare i loro crediti, eccetera. Si innesca il classico “cane che si morde la coda” che genera una schiera di inadempienti, magari quasi tutti onesti, persone per bene che non sono abituate a questo andazzo. Ecco che cominciano ad arrivare gli atti ingiuntivi, si perde la casa, la dignità… e spesso anche la vita, se ci si abbandona alla disperazione.
Che tristezza, per una brava persona, essere confusa con gente che dell’incoerenza e degli imbrogli ne ha fatto quasi una professione… e che tristezza questa Società che fa alcuna distinzione fra truffati e truffatori…

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