L’evoluzione della specie.

Evoluzione della specie

Da qualsiasi angolazione si parta, che sia biblica o scientifica, la specie umana ha avuto un’evoluzione sostanziale nel tempo lasciando osservare continui mutamenti, seppure in lassi di tempo ragionevolmente ampi. Dal portamento fisico all’educazione dei comportamenti, dalle caverne ai grattacieli, l’uomo ha sempre continuato a “crescere” e ad evolversi in ogni suo aspetto, non ultimo -e certamente di grande importanza- quello sociale.
Sempre è prevalsa su tutto il “branco”, poi sulle tribù e fino alle nazioni, la personalità forte -molto spesso autoritaria fino alla violenza- di un soggetto rispetto agli altri; un “capo” inizialmente imposto per forza fisica, poi per capacità aggregativa di un personale esercito che estendesse il controllo del suo potere là dove non era possibile la sua presenza fisica, fino alle moderne società cosiddette “democratiche” dove “il capo” viene eletto con regolari consultazioni elettorali.
Così è stata la sua evoluzione nel complesso e ristretto mondo dei “potenti”, ma così è stata anche nel “mondo sottostante” per chi non ha mai presentato attitudini e capacità tali da emergere dalla massa o che non ha avuto una forza economica tale da “comprarsi” il suo spazio tra “gli eletti” limitando la sua evoluzione al semplice “governare” nell’ambito familiare o al massimo nel suo ambiente lavorativo (soprattutto se ha intrapreso un’attività in proprio).
Questa evoluzione è stata -per alcuni di più, per altri di meno- a 360 gradi nella vita di ciascuno, anche per quanto riguarda il proprio pensiero, la propria formazione. La strada culturale che ciascuno ha deciso di seguire (formazione scolastica, approfondimento attraverso i libri, lettura dei giornali, televisione) ne ha determinato il carattere e le idee che hanno segnato la propria vita, che lo hanno reso unico e allo stesso tempo parte di una “massa” più o meno grande.
La mente ha il potere di rigenerarsi in modo radicale, di cambiare completamente il proprio punto di vista talvolta senza che le convinzioni del passato possano influire minimamente sul nuovo status, senza che possa soffrire della perdita di identità rispetto a se stessa. E’ un modo di evolversi che ha consentito a tante persone di migliorarsi, di correggere alcune anomalie rispetto ai propri comportamenti, ma anche di peggiorarsi facendosi condizionare da persone o idee non proprio “sane” e degne di civiltà.
Fa parte  della natura dell’uomo, del suo naturale processo evolutivo, quello di modificare tutto ciò che -consciamente o inconsciamente- non rappresenta più il “modello” che si vuole mostrare di sé.
Nelle spiegazioni “intellettuali”, molto spesso troviamo indicata questa evoluzione come una “mancanza di coerenza”, ma per non far apparire come negativo il proprio mutamento ci si difende dicendo che “solo gli sciocchi non cambiano mai opinione”.
Comunque si voglia “girare” la frittata, una giustificazione ai propri comportamenti si trova sempre, nel bene e nel male.
Nascono da quest’ultima “razza” i politici che negli ultimi anni molto spesso sono stati “chiacchierati” per il loro continuo “saltare” da destra a sinistra -sia tra una competizione e l’altra, sia durante la stessa legislatura-, ora per motivazioni “altamente idealistiche”, ora per “ragioni di opportunità”, ora per “l’alto senso del dovere verso il Paese”, ma sempre perseguendo la logica del mantenimento di una propria posizione di potere. Decisamente una “razza” a parte, questa dei politici, forse la più soggetta all’evoluzione della specie umana, quella che non conosce lassi di tempo eccessivamente lunghi, semmai l’esatto contrario, ma che trova sempre una giustificazione -convincente, a suo dire- per ogni suo mutamento, formale o sostanziale.