Oggi qualcuno mi accusa di fare politica.

Non so se sono io a non avere le idee chiare o se è qualcun altro che ha la mente piuttosto contorta, ma una cosa è certa e voglio ribadirla, a scanso di equivoci: il pensiero… solo il pensiero di correre il rischio di diventare come i signori della casta di Montecitorio o come tanti “omuncoli” di altrettanto scialbe Amministrazioni locali, mi fa venire da vomitare.
Quello che faccio è solo esprimere sulla mia bacheca alcune riflessioni su aspetti della vita e su usi e (mal) costumi di questa nostra Italia.
Non parlo politichese, non è un linguaggio che mi piace; non mi comporto da politicante, non amo prendere in giro la gente con tanta spregiudicatezza; non approfitto mai di chi vive una situazione di disagio, di povertà, di isolamento; non mi piace stare con le mani in mano quando la situazione impone scelte impopolari e faticose. Questo significa fare politica? Ognuno ha un suo modo di interpretare le cose, ma per me è semplicemente una scelta di vita, con tutti gli svantaggi che ne derivano.

(domenica 10 giugno alle ore 7.22)

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