Calabria: io mi sento truffato, e tu?

radiografoIn un Paese civile, dovrebbe scandalizzare tanto un attacco alla libertà di stampa quanto un’ingiustizia che subisce un Cittadino comune, tutti i Cittadini comuni. Di fronte a situazioni quantomeno “anomale” quali le differenze di prezzo di una prestazione diagnostica fatta a pagamento o con ricetta e relativo ticket, non c’è quella stessa mobilitazione, quello stesso “tam tam”, quella stessa attenzione a divulgare la notizia fino a farne un caso nazionale che possa fare intervenire chi di competenza, oltre che la Magistratura. Eppure stiamo parlando di Sanità, di qualcosa a cui tutti -chi più, chi meno- siamo interessati a livello personale o familiare. Subiamo un’ingiustizia in silenzio, senza far sentire il nostro disappunto, senza provare ad avere spiegazioni logiche a qualcosa che di logico non ha assolutamente nulla.
Uno stesso prodotto non può essere venduto a 120 se una parte la aggiunge la Regione, e a 100 se paga solo il Cittadino: qualcosa non funziona, e non mi stancherò di ripeterlo, perché qualcuno deve dare spiegazioni di questa situazione incomprensibile, perché il Cittadino dovrebbe pagare la metà, se non ancora di meno, visto che una parte la mette l’Ente. La stessa Regione che non interviene mostra di approvare, tacitamente, questa pratica che offende l’intelligenza di chi deve sottoporsi ad esami diagnostici, poiché è evidente che qualcosa non funziona e che qualcuno sta subendo una truffa. Truffa, si. Perché non può avere altro nome una scelta che sa di ridicola presa in giro.
Siamo il Paese della satira e forse solo se interviene un comico o un Tg satirico possiamo sperare che questa distorsione della logica possa divenire notizia degna di essere portata all’attenzione di tutti, in modo particolare degli Enti interessati e di chi deve tutelare i Cittadini e lo Stato.

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