Mia madre e mio padre: i miei Eroi!

Mio padre e mia madre: i miei Eroi...Quando l’Italia ancora era in guerra, mio padre fu fatto prigioniero e portato in Russia, insieme a molti dei suoi commilitoni. Qualcuno provò a scappare, ma fu preso e fucilato, altri patirono fame e freddo e non riuscirono a tornare vivi in Patria.

Mio padre ebbe la fortuna di sapere come si faceva il pane e fu messo al lavoro presso il forno dove facevano il pane per i detenuti.

Questo gli diede l’opportunità di non morire di fame, ma il freddo, una volta che usciva dal forno, quello lo patì anche lui, tanto che, non molto tempo prima di essere rimpatriato, subì il congelamento dei piedi e per evitare che gli andassero in cancrena, gli furono amputati, senza anestesia, per torsione, senza l’intervento di “ferri” chirurgici. Ne conseguì, ovviamente, una forte infezione e febbre altissima.

Nelle operazioni di rimpatrio, i cadaveri e quelli feriti gravi, vennero caricati su un treno merci, letteralmente gettati sopra, ammassati come oggetti, neppure come animali. Alla stazione di Paola, mentre si davano da fare per tirare via i cadaveri dal treno, si accorsero che lui era ancora vivo e provarono a mandarlo all’ospedale militare di Catanzaro, spostandolo su un altro treno, per un’improbabile intervento salvavita. Lì amputarono ulteriormente gli arti, nella parte già andata in cancrena, ma riuscirono ad evitargli la morte.

Da quel giorno, e non certamente per gesti legati ad azioni di guerra, è nato il mio Eroe: mio padre! Come potrei non considerarlo tale? Un uomo che, nelle sue condizioni, è riuscito a mettere su famiglia, crescere e mantenere sei figli insieme all’altra Eroina della mia vita, mia Madre, della quale ho scritto più volte e che, fino al suo quarto ictus, ha coltivato la terra con amore e dedizione senza mai far mancare a ciascuno di noi il tempo e l’amore che una madre dedica ai figli.

Mio padre, nonostante non riuscisse a stare in piedi, ha fatto da seduto i lavori più disparati in casa per non farci mancare nulla, dal calzolaio al barbiere, al muratore per tirare su le mura di casa. E di notte, quando nessuno poteva vederlo e lui riusciva a non sentirsi ferito da eventuali sguardi estranei, in ginocchio e con non poca sofferenza e sforzo fisico, zappava la terra per poter avere sempre qualcosa da mettere sulla tavola. E insieme a mia madre, impastavano la farina per fare il pane, preparavano il cacio, torchiavano l’uva per avere un bicchiere di vino in tavola.

Già, due Eroi, i miei Eroi! Disegnati non da un fumettista fantasioso, ma dalla sapiente mano di Dio; protagonisti non di imprese impossibili e megagalattiche, ma della quotidianità, capaci di superare ogni difficoltà insieme, usando come uniche armi la forza delle braccia e il grande amore che portavano nel cuore.

Eroi, si… Eroi d’altri tempi, ma che per me restano il più grande esempio di vita che possa mai avere come modello da seguire ed imitare, per quanto possibile.

Ricordo con amarezza un fatto, che mio padre mi raccontava, di quando mia madre era ammalata e aveva bisogno di alcune costose punture e lui non aveva ancora messo insieme i soldi per comprarle. Andò ad implorare, ma il farmacista non volle dargli le medicine, pur conoscendolo e lui, piangendo, è entrato in un piccolo negozietto di fianco alla farmacia. Il titolare, grande uomo, gli diede i soldi e insieme la speranza che il mondo poteva essere migliore di quanto potesse sembrare… e ancora adesso ho il magone e le lacrime che scendono per questa storia che lui mi raccontava non tanto per dirmi della cattiveria del farmacista, quanto della bontà di una persona molto più umile. Da questo ho imparato che le persone non si giudicano mai per quello che hanno, ma per quello che sono e che spesso, a ridarti la vita, sono proprio le persone più povere di denaro, ma che possiedono un grande cuore.

Oggi io sento ancora forte la mancanza di mio padre, nonostante siano passati tantissimi anni da quando un tumore lo ha strappato alla famiglia, e sento sempre più amore verso mia madre che, giorno dopo giorno, si arrende ai suoi quattro ictus conclamati e ad un infarto che l’hanno costretta alla sedia a rotelle e a non riuscire più a parlare in modo comprensibile. Oggi più che mai -forte della consapevolezza della grande fortuna che ho avuto- considero i miei genitori due grandi Supereroi dei quali non saranno mai narrate le gesta, mai pubblicati libri o fumetti, ma che hanno compiuto più e più volte tanti piccoli miracoli fra le modeste mura di casa, nel silenzio circoscritto di una famiglia come tante.

Grazie, Papà! Grazie, Mamma!

(giovedì 12 luglio 2012 alle ore 15.13)

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2 comments

  • Hello, guest
  • Giancarlo, è davvero difficile commentare quanto hai scritto sui tuoi genitori.
    Il tuo narrato è pregno di sensibilità e di amore nei loro confronti.
    Cosa davvero rara di questi tempi: i figli sono sempre più distratti dalla futilità della vita e perdono di vista i reali valori e l’ affettività che solo la famiglia e,in specie, i genitori sanno, o almeno dovrebbero , dare.
    Anche io ho un bel ricordo dei miei ,per tutto quello che, con i loro insegnamenti , con il loro amore e con il loro esempio , mi hanno trasmesso e comprendo il tuo dolore per un padre che non c’è più e per una madre che si sta sfilando da questa vita.
    Ci sono passato anche io e la perdita dei miei è stata l’esperienza più devastante che ho vissuto.
    Ma la vita deve andare avanti e sono certo che, come sto cercando di fare anche io, tu stai trasmettendo la tua essenza alle tue figlie che ne faranno tesoro e, magari, quando, in un tempo, che ti auguro molto lontano, non ci sarai più , sapranno esprimere, nel tuo ricordo , lo stesso amore che tu hai manifestato nei confronti dei tuoi genitori