La disoccupazione giovanile è una priorità. Ok, però…

La disoccupazione giovanile

La disoccupazione giovanile è tra le priorità del Governo”: dare un lavoro ai giovani è fondamentale e prioritario per un Paese civile che costituzionalmente è una Repubblica fondata sul lavoro, e per questo si impegneranno per aiutare le Imprese che li assumeranno a tempo indeterminato. Non fa una piega.
La cosa che mi rattrista è che si parla (giustamente) della mancanza di lavoro per i giovani e si cercano strade per rimediare, ma passa nell’assurdo e intollerabile silenzio il nuovo esercito di disoccupati fatto di quarantenni, cinquantenni e sessantenni troppo giovani per la pensione e troppo “vecchi” per essere reinseriti nel mercato del lavoro. Perché i Governi non parlano mai di loro (e mi permetto di dire “di noi”)? Per quale ragione non si guarda con attenzione a tanti padri di famiglia che hanno perso il lavoro per via della crisi, che si tratti di dipendenti o che si tratti di piccoli Imprenditori? Perché neppure tanti suicidi hanno fatto aprire gli occhi e la mente a questi politici che sembrano stare lì senza alcuna cognizione dei problemi reali che hanno di fronte?
Poco fa, nell’ascoltare Letta che parlava di disoccupazione giovanile e di priorità, pensavo alla tipologia di aiuti che offrono alle Imprese che decideranno di assumere, ed in effetti una parte della risposta alle mie domande è emersa subito. Se il Governo non fa pagare i contributi per qualche anno alle Imprese che assumono giovani, in effetti il “danno” economico non risulterà immediato, ma si trascinerà fino a quando -fra qualche decennio- quei giovani divenuti ormai adulti e vicini alla vecchiaia, dovranno fare i conti con un’Inps sempre più debole e sempre più con i conti verso il rosso. Se, invece, decidesse di prendere un’iniziativa analoga per noi che siamo “meno giovani”, quei contributi non pagati andrebbero ad incidere a breve distanza sulle casse dell’Inps e allora la politica “facilona” del trovare sempre soluzioni “tampone” e mai veramente strutturali verrebbe scoperta.
La crisi economica è figlia di tanti errori commessi a livello mondiale, ma sempre da parte dell’uomo, non certamente da parte dei “folletti del bosco”.
Se si continua a cercare la soluzione negli aumenti delle tasse, nel taglio dei servizi, ma mai negli sprechi della politica in primis e della Pubblica Amministrazione poi, difficilmente verrà fuori la soluzione. Se non si decide una volta per tutti di eliminare tutti quei carrozzoni creati ad arte per “sistemare” politici trombati, fratelli, parenti amici ed amanti di questo o quel potente di turno, difficilmente si troveranno risorse da investire sul lavoro, sui servizi sociali, sulle pensioni, sulla Scuola, sulle famiglie. Se non si coglie l’occasione di una forte crisi economica per fare un vero e profondo esame di coscienza per evitare il baratro, ma si continua a badare a non toccare i “diritti acquisiti” di chi -senza avere alcun diritto se non quello dato a se stesso da se stesso- percepisce stipendi o pensioni da capogiro mentre altri muoiono di fame, si aprono solo le porte ad una rivoluzione civile (e non credo proprio “pacifica”) sempre più vicina e sempre più inevitabile.
Il nostro Paese era un grande Paese: oggi siamo lo zimbello del mondo…