Dopotutto, siamo in Italia…

Dopotutto siamo in Italia

Mi hanno chiesto come mai non stia scrivendo nulla di politica.
A parte che qualcosa ho pubblicato, ma anche volendo scrivere, di quale politica dovrei parlare? Forse che qualcuno dei tanti titolati (e nostri stipendiati) stia trattando questo argomento con le proprie azioni? O forse dovrei intendere come “politici” tutti gli atteggiamenti, le rimostranze, le dichiarazioni più o meno eclatanti circa la condanna di Berlusconi? O forse che siano atti politici i tentativi di evitarne la decadenza come Parlamentare in barba alle leggi da loro stessi approvate? O forse dovrei vedere qualcosa di politico nelle diatribe circa la possibile caduta di un Governo che non sarebbe neppure dovuto nascere e che fino ad ora -nonostante i “vanti”- ha prodotto solo il nulla? Cosa si può identificare come “politico” in un’alleanza nata dietro la facciata della “responsabilità”, ma che proprio nell’alleanza stessa ha fatto un atto irresponsabile? Che poi, se solo avesse prodotto come primo atto la modifica della Legge Elettorale, già avrebbe potuto dare un senso alla sua esistenza, ma nei fatti, ha solo messo in piedi la solita spartizione delle poltrone e il solito atteggiamento di sudditanza nei confronti dell’Europa (o per meglio dire, della Merkel).
L’unica cosa apprezzabile (ma solo per amore della verità -ed era ora!-) che è venuta fuori da questa insolita alleanza, è stata che finalmente si è potuto toccare con mano “chi comanda” la politica italiana. Tutto il resto è noia, come direbbe -se non fosse passato a miglior vita- il grande Franco Califano.
Forse questa esperienza inedita di mescolamento di due parti sostanzialmente uguali, potrà portare in un futuro prossimo ad una presa di coscienza dei milioni di elettori che hanno creduto di votare ben altro per amore verso il Paese, e che in virtù di questo si potrà prestare più attenzione alla sostanza e non al colore politico di questo o quello schieramento. L’Italia ha bisogno di risorgere prima che sia troppo tardi, e questo miracolo può compierlo solo il Popolo togliendo il potere a chi ne ha abusato o lo ha male esercitato, mandando a casa questa classe politica che è responsabile in prima persona dello scempio a cui stiamo assistendo.
Non può definirsi “civile” e non può più essere lasciato nelle stesse mani di chi lo ha reso tale, un Paese in cui tanta gente deve aprire i cassonetti della spazzatura per cercare un pezzo di pane, mentre si continuano a considerare “diritti acquisiti” le pensioni d’oro intoccabili ottenute per non si capisce bene quali meriti e a riscontro di attività lavorative che non giustificavano gli stipendi ieri, e non giustificano le pensioni oggi. Fino a quando si consentiranno queste disparità prodotte non per meriti, ma per privilegi concessi indebitamente a se stessi, a parenti e ad amici grazie al potere di legiferare, non saremo mai un Paese civile.
Ma adesso dobbiamo aspettare che passino le “ferie”, quelle che gli italiani non si possono permettere, ma a cui loro non rinunciano, soprattutto perché sperano di trovare un’ulteriore “via” per non applicare la legge Severino, e a Settembre, forse, si potrà tornare a discutere di politica. Dopotutto, siamo in Italia, nonostante le mappe geografiche ci identificano sempre di più come un nuovo “Terzo Mondo”.