“Tutto è bene quel che finisce bene”

Non è mai stato mio costume scrivere per strumentalizzare in qualche modo le vicende, né utilizzare la “penna” come strumento per colpire qualcosa o qualcuno, e vorrei che questa premessa sia tenuta in debito conto nel leggere questa Riflessione Spettinata.
Sembra che alla fine (così mi è stato confermato da un Consigliere Comunale poiché ero impossibilitato a restare fino alla conclusione dei lavori) il Sindaco abbia giustamente chiesto scusa alla famiglia interessata nella vicenda dell’assistenza sospesa alla congiunta disabile, e che non vi siano state né dimissioni né revoche di deleghe come chiedeva un Consigliere d’opposizione.
Tutto è bene quel che finisce bene”, si dice, e credo che la cosa fondamentale sia il ripristino di un servizio necessario per alleviare, almeno per un paio d’ore al giorno, le sofferenze di una famiglia intera che vive amorevolmente e con grande dignità uno stato di disagio.
Detto questo, la mia Riflessione si sposta su come avrei voluto vedere (e come avevo immaginato) l’inizio del Consiglio Comunale di questa mattina.
La Società che io sogno (le Istituzioni che vorrei, il Civico Consesso che auspico nella mia città dove ci conosciamo praticamente tutti) è quella che -come primo atto- questa mattina avrebbe visto l’Assessore alzarsi e scusarsi pubblicamente per un “disguido” -chiamiamolo così- dovuto ad una sottovalutazione un po’ ingenua e sicuramente in buona fede, di una situazione drammatica che ha inevitabilmente portato la stampa ad occuparsene. L’ammissione di uno “scivolo” è un atto di onestà intellettuale che nobilita chi non si fa scudo di nessuna scusa quando vi è di mezzo la vita delle persone e che fa diventare tranquillamente perdonabile l’errore, oltre che rinsaldare i rapporti con i cittadini e con la stampa. E se a conclusione del discorso avesse aggiunto la piena e totale disponibilità a rimettere il mandato nelle mani del Sindaco qualora gli fosse stato chiesto, mi sarebbe piaciuto che, prima ancora del Sindaco, la stessa opposizione avesse accettato le scuse e respinto ogni ipotesi di dimissioni o di revoca del mandato.
Probabilmente, ancora una volta sto immaginando e sognando un tipo di comportamenti che non vedrò mai nelle Istituzioni, che siano esse locali o nazionali, perché presuppongono un insieme di cose tra cui un clima di totale serenità, amministrativa e politica, che oggi non c’è per tante ragioni, compresa -non ultima e non meno importante- la situazione economica in cui versano gli Enti (e probabilmente il nostro Comune in modo particolare) e i Cittadini. “I soldi non sono tutto”, lo abbiamo sempre sbandierato ai quattro venti… ma evitando di nasconderci dietro un dito, senza soldi non si va da nessuna parte e ogni tensione che si viene a creare si amplifica in modo significativo.
Certamente, anche se comprendo appieno che amministrando una città si possa incorrere in errori -grossolani o importanti-, non posso non essere critico verso le scelte politiche che vengono fatte sulle somme da destinare in bilancio ad alcune voci piuttosto che ad altre, o sulla disponibilità eccessiva alla soluzione di alcune problematiche rispetto ad altre.
Ma a prescindere da tutto, con le scuse del Sindaco e (almeno così mi è parso di capire) l’impegno a ripristinare il servizio, si conclude questo 8 marzo 2013: un giorno in cui si è lottato insieme per un diritto sacrosanto di una donna, ciascuno a suo modo, ciascuno con il proprio lavoro, ciascuno con la propria sensibilità, ciascuno con la speranza (e io credo anche con la certezza) che verso una persona disabile si debbano sempre avere cuore e mente molto aperti.