La Società che vorrei non esiste…

Quando i “Padri Costituenti” scrissero la nostra Costituzione, ebbero certamente una “illuminazione” talmente forte da riuscire a concepire e mettere su carta una delle più belle cose mai scritte in assoluto, tanto che il mondo intero ce la invidia.
A seguito di questa, è stato necessario impiantare la struttura e l’organigramma della classe dirigente e, successivamente, cominciare a migliorare e regolare la vita dei Cittadini.
Fin qui, tutto perfetto.
La parte meno perfetta è nata quando -passata la fase costituente, e passata qualche legislatura- si è continuato a legiferare e a prendere decisioni importanti lasciandosi condizionare troppe volte da “fattori esterni” quali gli interessi privati, quelli delle varie lobbyes e dei vari potentati -nuovi e vecchi-, quelli dei tanti partiti che sono proliferati a dismisura, e di tutte quelle logiche perverse che sono bel lungi dallo spirito di servizio verso il Popolo ed il bene di una Nazione.
Si sono talmente trasformate le intenzioni e l’impegno dei Parlamentari che si è giunti a considerare questo ruolo come un “mestiere” e -ancor peggio- come un modo per “risolvere le proprie vicissitudini e i propri problemi” senza alcun ritegno, senza alcuna vergogna, senza alcun rimorso per l’alto tradimento perpetrato ai danni del Popolo Sovrano e della Nazione.
Per favorire anche la delinquenza comune (che vota, eccome se vota!), si è arrivati a non avere più certezza della pena, a consentire tante scappatoie per accedere agli appalti pubblici, alle cariche pubbliche e -automaticamente- alle casse dello Stato. E quando non sono i delinquenti comuni o le mafie, ecco che viene fuori il “politico furbo” (tanti, invero) che “una ne fa e cento ne pensa” per poter trasferire le ricchezze dello Stato - risorse che dovrebbero servire per garantire i Servizi ai Cittadini- nelle proprie tasche, sui propri conti bancari italiani o esteri, in barba a tutti i princìpi morali ed etici a cui dovrebbe essere assolutamente fedele.
Ma si può tollerare che ad una persona che ha rubato milioni di euro vengano dati i domiciliari o la residenza presso un convento, piuttosto che nella cella di un carcere come a tutti i ladri comuni? Perché riconoscere questa forma di “rispetto” e di “particolarismo” ad una persona che nell’esercizio delle sue funzioni, o semplicemente approfittando della sua posizione dominante, si è appropriata di beni e/o di denaro a danno della collettività? Quel famoso Articolo 3 della Costituzione (che io tanto amo e che -ribadisco- con altrettanto amore e coscienza è stata scritta) non dice forse che tutti i cittadini sono uguali davanti alla Legge? E non dovrebbero esserlo anche in questo?
Forse la Società che io vorrei e lo Stato che io considero tale, non esistono e non esisteranno mai perché è proprio insito nell’essere umano questo senso del “predominio sull’altro”, questo accentramento del potere e della ricchezza verso se stessi per sentirsi “qualcuno”, come se “l’essere” fosse direttamente proporzionale “all’avere”.
Io sono orgoglioso di essere me stesso e non li invidio questi personaggi, ma mi sento “tradito” e “ferito” dalla bassezza con la quale si esercita un ruolo che dovrebbe essere prioritariamente di “servizio” verso gli altri, oltre che dalla disparità di trattamento che si riserva ai Cittadini, nonostante tutte le conquiste sociali avvenute nel corso dei secoli.