La “bufala” della carne cancerogena.

bufala carne

Veronesi«In riferimento all’articolo rilanciato da alcuni siti in Rete “La carne è cancerogena: Umberto Veronesi svela il motivo per cui non se ne parla”, si comunica che Umberto Veronesi, Direttore Scientifico di IEO, non ha MAI rilasciato l’intervista riportata, e nessuno dei virgolettati a lui attribuiti è reale. Perorare la causa culturale della scelta vegetariana e della sana alimentazione deve basarsi sulla realtà scientifica e su un dibattito intelligente e solido, non su articoli del tutto inventati che abusano del nome di Umberto Veronesi. Le dichiarazioni attribuite nel medesimo articolo a Umberto Veronesi a proposito di riviste medico-scientifiche e aziende farmaceutiche sono false». E’ questa la smentita dell’Istituto Europeo di Oncologia.
Molto spesso veniamo bombardati da false notizie e, non so bene il perché, siamo portati a credere che siano vere. Questa delle dichiarazioni di Umberto Veronesi circa la pericolosità della carne, è stata una di quelle che ciclicamente ha occupato la home di Facebook provocando molto spesso grande allarme tra gli utenti. Sicuramente l’eccesso di ogni cosa può far male, soprattutto quando non si bilancia la dieta in modo consono per le esigenze del proprio corpo, ma da qui a dire che la carne è cancerogena ce ne passa. Non va mangiata cruda, va ben conservata, deve essere acquistata dove si è sicuri che vengono fatti i dovuti controlli, ma può essere tranquillamente consumata.

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La rete, rispetto ad altri mezzi di informazione, è più soggetta a veicolare le cosiddette “bufale” perché chiunque può scrivere. Approfittando dell’eclatanza che si riesce a dare nell’enunciare notizie di un certo tipo, i gestori di questi siti propinano contestualmente annunci pubblicitari martellanti (nel più onesto dei casi) o addirittura propagano i cosiddetti “virus informatici” sotto forma di spyware, malware, trojan horse.
E’ sempre importante verificare le fonti delle notizie prima di condividere i link che ingenuamente (o furbescamente) vengono immessi in rete, soprattutto attraverso i Social Network. Una notizia falsa può generare allarmismi ingiustificati (che tra l’altro è anche un reato) o mettere in serie difficoltà delle persone coinvolte nella notizia stessa. Diventa difficile, quando ci si rende conto di avere contribuito a diffondere una notizia falsa che ha potuto fare del male, fare una “marcia indietro” che possa riparare. Non sempre è possibile, e comunque non ha la stessa efficacia e la stessa diffusione.
Una volta si raccontava un aneddoto molto calzante per questo concetto. Una donna molto pettegola aveva distrutto una famiglia con le sue dicerie. In un momento di pentimento, era andata a confessarsi e il prete, come penitenza, le aveva detto di fare il giro del paese con una gallina in mano, di strapparle le piume e di spargerle per le strade. Poi, a fine giornata, le raccomandò di tornare sui suoi passi e di raccogliere tutte le piume che aveva gettato e di riattaccarle alla povera gallina malcapitata, una ad una, dalla prima all’ultima. La donna, stupita, disse al sacerdote che era impossibile, che doveva comminarle un’altra penitenza, perché il vento, nel frattempo, avrebbe sparso chissà dove le piume della gallina e quindi così era praticamente impossibile ricevere il suo perdono. E il sacerdote le rispose: “Appunto, mia cara. Le cattiverie che tu hai sparso in giro, sono come quelle piume…”. Non pensava certamente ai Social e a Internet chi inventò questa storiella, ma il concetto del male che si fa pubblicando false notizie e diffamando è esattamente uguale.

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