E finché si va nei Talk Show…

Sempre più spesso si va in tv a parlare di fatti tragici e sempre più spesso i “processi” vengano fatti nei Talk Show in parallelo o immediatamente dopo quelli nei tribunali –se non addirittura prima che si approdi nei tribunali-.
Inevitabilmente mi succede di vederne qualcuno e mi rendo conto di come si possano commettere errori madornali nello svolgimento delle indagini, nella raccolta delle testimonianze e anche nei dibattimenti. Le “regole” in Tv non sono uguali a quelle dei tribunali: né gli avvocati, né i testimoni possono essere zittiti poiché non ci sono giudici, e le cose che vengono fuori dallo sfogo delle vittime, dai racconti, dalle testimonianze spesso ritenute inutili nei tribunali e che vengono voltate e rivoltate più volte -come si fa con i calzini-, lasciano cogliere sfumature che difficilmente si possono notare quando l’andamento di un dibattimento è determinato da cavilli e tempi lunghissimi, oltre che dalla stessa tensione cui è sottoposto chi siede al banco -che sia testimone o che sia imputato-.
So bene che sia una considerazione alquanto triste, ma non si può non notare come sempre più spesso vengono aperte indagini o anche eseguiti arresti grazie a giornalismo d’inchiesta di alcune trasmissioni, persino di trasmissioni satiriche, che utilizzano tutt’altro approccio verso le cose sopperendo persino ai controlli spesso inesistenti da parte dei vari apparati dello Stato.
Ormai la gente comune non spera più che la Giustizia o lo Stato non commetta errori perché -con o senza volontà esplicita di sbagliare- è inevitabile che anch’essi “inciampino” negli strafalcioni; la cosa in cui spera è di poter andare in Talk Show molto seguito per potere spiegare le proprie ragioni che molto spesso vengono “smontate” nelle stanze del potere o nei Tribunali da “parametri” o “prassi” a cui si viene assoggettati perché considerati “massa” anche quando si risponde da “singoli”.
Ogni persona è un individuo a sé stante, con una sua storia personale, una sua etica, una sua moralità: sentirsi associare ad una “categoria” piuttosto che ad un’altra semplicemente perché risponde a certi “parametri” piuttosto che ad altri, non è edificante né per chi lo fa, né per chi lo subisce.
Io non oso pensare a cosa succederà da qui a qualche mese, quando Attilio Befera e la sua “troup” metteranno in moto le conseguenze di questo altro assurdo (e costosissimo) software di controllo capillare della vita dei cittadini italiani. Ma non perché mi spaventi il controllo in sé, bensì per come verranno eseguiti -con conseguenti multe- semplicemente basandosi su calcoli matematici ed escludendo tutte le variabili di cui una “macchina” non può tenere conto poiché non le conosce e non le concepisce. Sarà il caos e la rivolta, oltre che l’inizio del fallimento dello Stato (e parlo di quello vero, quello economico), poiché il “limite” è già da tempo arrivato ben oltre il tollerabile. E allora “hai voglia” di Commissioni Tributarie e Talk Show pieni di Cittadini stanchi e davvero “incazzati” che dagli uni saranno “condannati” come evasori fiscali, e dagli altri saranno assolti “per non aver commesso il fatto”!
Il “guaio” per chi sta “lassù” comodamente seduto, sarà se tutta questa gente dovesse capire che, nelle urna prima, e “in piazza” poi, potrebbe fare molto più male che nei Talk Show…

 

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