Assistenza ai disabili: dovere civile e morale.

In questi giorni, su un quotidiano, sono comparsi un articolo che raccontava la delusione e la rabbia di una madre con figlia disabile grave, e la smentita dell’Assessore al ramo circa la sospensione del servizio. Premetto che non voglio entrare nel merito perché non ho parlato con quella mamma circa la questione specifica (che -se corrisponde a verità- è di una gravità inaudita perché aggiungerebbe un dramma al “dramma”), né tanto meno ho parlato con l’Assessore -ho solo letto la sua dichiarazione sul giornale-, ma una considerazione sulla problematica della disabilità, e sull’assistenza in modo particolare, la vorrei fare.
Sarà anche vero, come afferma l’assessore, che l’Amministrazione Comunale fa di tutto per garantire i servizi ai disabili, agli anziani e nelle scuole nonostante i tagli continui da parte del Governo centrale, ma evidentemente o non è bene informato su come si snocciolano, poi, i problemi sul territorio, oppure nelle sue affermazioni c’è il tentativo di difendere un “errore” commesso ingenuamente per una reale carenza di fondi.
Chi è sottoposto a dialisi, ad esempio, a prescindere se sia giovane o anziano, dovrebbe poter usufruire del servizio di accompagnamento settimanale (e in genere sono tre giorni) alla terapia obbligatoria cui sono sottoposti per poter sopravvivere. E’ evidente che -per chi questa terapia è costretto a farla in ospedale per ragioni patologiche che necessitano di essere in una struttura pubblica attrezzata- il paziente deve sostenere per tre volte a settimana il viaggio di andata e di ritorno (se l’accompagnatore può aspettare per le ore necessarie, altrimenti sono due andate e due ritorni) con notevole dispendio di denaro e di risorse umane -oltre che con notevole disagio psicofisico-, ecco perché si è costretti a ricorrere all’ausilio del Comune (Ente collettore fra Stato e Cittadino).
Ora, se l’Assessore è convinto -come appare dalle sue dichiarazioni sull’articolo comparso a difesa dell’operato dell’Amministrazione con una pronta smentita del precedente articolo che ne metteva in evidenza le difficoltà economiche dell’Ente e la relativa gravità delle decisioni assunte- che anche questo servizio essenziale sia garantito a tutti coloro che soffrono di questa patologia (e non voglio entrare nel merito di altre possibili problematiche), posso affermare con certezza che non è evidentemente a conoscenza di come stanno realmente le cose.
Si può anche fingere che tutto funzioni, ma per un’esperienza abbastanza diretta posso affermare che non solo non è così, ma che anche nell’interfaccia utente/ufficio ci sarebbe tanto da ridire. E non mi riferisco, ovviamente, a chi svolge un ruolo da impiegato nell’impotenza più assoluta di andare oltre il prendere l’appunto della segnalazione o il provare a chiamare al telefono il Responsabile (o l’Associazione direttamente interessata per l’erogazione della prestazione), ma alla difficoltà dei Cittadini di contattare le persone che dovrebbero dare una risposta immediata e precisa e che, invece, quando si ha la fortuna di riuscire ad interpellarle dopo azioni quasi di “appostamento”, ti danno risposte del tipo “non ci sono soldi”, oppure “vediamo cosa riusciamo a fare” (e cioè niente), oppure “come, non sono venuti? adesso mi sentiranno!” (ma che alla fine non produce niente egualmente perché la verità è che il servizio non viene pagato, e chi deve mandare mezzi e persone ha difficoltà di liquidità e deve tirarsi indietro lasciando da un giorno all’altro il disabile in balìa di se stesso).
Non me ne voglia l’Assessore, ma io credo che sia necessario profondere un maggiore grande impegno verso chi ha questo tipo di problematiche, che già il dramma lo vivono per loro natura, e non trattare la cosa solo -o maggiormente- dal lato “politico” affrettandosi a fare le smentite (pure necessarie, se le cose funzionassero davvero, ma in secondo ordine rispetto al problema).
A quando un’Amministrazione che possa mettere al primo posto ciò che è sofferenza, disagio, bisogno, e poi tutto il resto? A quando, nella voce di Bilancio “Servizi Sociali”, una cifra che ci renderà il primo comune d’Italia nell’impegno verso chi soffre?